Le pensioni di invalidità da 286,81 euro al mese sono anticostituzionali.
Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, ritenendo che l’assegno per gli invalidi totali (di cui parla la legge 118 del 1971) sia «manifestamente inadeguato a garantire a persone totalmente inabili al lavoro i mezzi necessari per vivere e perciò violi il diritto riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione, secondo cui ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale», e obbligando l’aumento di tutti gli assegni per invalidità totale a 651,51 euro al mese, per effetto dell’inflazione a partire dai 516,46 euro iniziali.
La Corte costituzionale ha quindi quasi triplicato l’assegno degli invalidi civili totali con più di 18 anni, senza altri redditi e con una completa inabilità lavorativa. Secondo i giudici, questi soggetti hanno diritto ad una pensione fino a 651,51 euro mensili, contro gli attuali 286,81 euro.
La sentenza della Corte riguarda una questione sollevata dalla Corte d’appello di Torino e stabilisce che è stato violato il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione. I giudici hanno usato come termine di paragone l’assegno sociale, che quest’anno è fissato in 459,83 euro lordi mensili e che viene erogato a chi ha più di 67 anni e possiede determinati requisiti di reddito. Agli inabili al lavoro tra i 18 ed i 65 anni, invece, vengono pagati, appunto, 286,81 euro al mese lordi.
La Corte, visto che questi due benefici sono sostanzialmente assimilabili, ha ritenuto irragionevole riconoscere al soggetto inabile al lavoro, con meno di 65 anni, un trattamento inferiore rispetto all’assegno sociale.
La sentenza non è stata ancora depositata ma produrrà i suoi effetti dal giorno successivo alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, lasciando comunque al legislatore la possibilità di intervenire sulle misure assistenziali in favore degli invalidi civili totali.
L’importo del cosiddetto «incremento al milione di lire», riconosciuto per diversi trattamenti pensionistici dal 2001, è oggi arrivato per effetto dell’inflazione a 651,51 euro, dai 516,46 euro iniziali. L’importo scende a seconda del reddito del beneficiario, ma vengono ad ogni modo garantiti 286,81 euro per redditi compresi tra 8.469,63 e 16.982,49 euro annui. Per gli invalidi civili, l’aumento fino a 651,51 euro scattava solo al raggiungimento del 60esimo anno di età, in relazione ai redditi del pensionato e, eventualmente, anche del coniuge.