Il Rem, o meglio il contributo d’emergenza come si sta delineando in queste ore, sarà erogato dall’Inps una volta soltanto, con due tranche da accreditare e che varieranno da 400 a 800 euro a seconda del quoziente familiare. Il che comporterà uno stanziamento di un miliardo di euro per “coprire” un milione di famiglie, stando alle stime circa 2,5 milioni di persone. Il via libera al dl Aprile dovrebbe aversi già questa settimana.
L’idea di partenza del reddito di emergenza è di riconoscere il bonus per tre mesi (maggio, giugno e luglio), ma su questo non c’è ancora un accordo da parte del legislatore. Il contributo verrà erogata con il nome di reddito di emergenza ( o meglio ancora contributo di emergenza come sembrerebbe dalle ultime indiscrezioni) e con modalità semplificate.
I beneficiari, quindi, saranno sia le famiglie che non hanno più un reddito sia i lavoratori dipendenti che prendono uno stipendio inferiore per via della cassa integrazione o per i ritardi di pagamento da parte delle regioni o dell’Inps. Restano escluse le famiglie in cui c’è un autonomo, un co.co.co. o un professionista che percepiscono o che hanno percepito un’altra indennità legata all’emergenza coronavirus.
Le famiglie interessate avranno un accesso agevolato al bonus attraverso la riduzione dei requisiti previsti per il reddito di cittadinanza, come ad esempio l’Isee elevato a 15mila euro (mentre il Rdc lo chiede di 9.360 elevato a 10mila da luglio a ottobre) e nessuna condizione sul patrimonio immobiliare né sui beni durevoli.
Per quanto riguarda, invece, l’integrazione del reddito agli occupati, come detto, non possono accedere i nuclei familiari in cui siano presenti lavoratori autonomi e/o professionisti. Il motivo è semplice: a queste categorie di lavoratori è riservata un’altra indennità, ovvero il bonus da 600 euro (che diventeranno 1.000 a maggio) non cumulabile con il reddito di emergenza.